I DATI METEO DELL’ONDATA MITE DIVISA IN 5 FASI: NESSUN RECORD PERO’ PREOCCUPA LA DURATA

Termina oggi, 8 febbraio 2024, una lunga fase di alta pressione: per tutto il weekend avremo un clima tardo-autunnale con tanta umidità e pioggia a tratti moderata. Una perturbazione che regalerà una cinquantina di millimetri diffusi su tutto il territorio ed una parte sarà in neve oltre i 1500-1700 m.
Aspettavamo questo momento per tirare le somme di questa ondata mite, anomala per il mese di gennaio, quando negli ultimi 30 anni era stato soprattutto febbraio il mese indicato per i primi sapori di primavera. Stiamo parlando di Febbraio 1991, 1998, 2004, 2008, 2012, 2015, 2016, 2019, 2021, 2023. Circa 15 giorni (24 gennaio-8 febbraio) di alta pressione che però non hanno dato record significativi nelle nostre oltre 50 stazioni che curiamo meticolosamente, diversamente da come è andata al Centro e Nord-ovest dell’Italia. E’ stata una fase molto dinamica, forse anormalmente dinamica, perchè bisogna assolutamente dividere questa ondata mite in diverse fasi: la prima si è fatta sentire decisamente in alta quota con i massimi immediati, complice l’assenza di vento. Poi dopo 24 ore è iniziata la prima fase di vento che ha imperversato su tutto l’arco alpino dal 25 al 29 febbraio che ha aggiunto l’effetto foehn (limitato) ma soprattutto l’effetto subsidenza sulla maggior parte dei fondovalle dolomitici e prealpini. Sottolineo fondovalle perchè nei pendii (300-1000 m lato sud prealpino) i record non si sono raggiunti (le nostre installazioni di centraline meteo sono state fatte in luoghi senza possibilità di inversione termiche o fenomeni di subsidenza). Poi dal 31 gennaio al 5 febbraio la quarta fase che è susseguita alla terza di “respiro”. Quest’ultima fase ha visto un vento ancora più impetuoso sulle cime (100-130 km/h di picco ogni giorno sulle nostre ammiraglie, vedi dati allegati) e ha riportato fenomeni intensi di forte subsidenza nei fondovalle. Poi l’ultima fase caratterizzata nelle ultime 72 ore di un’inversione rotta che si è alzata proporzionalmente al calo dei venti in quota ed al calo (e passaggio) della pressione. Inversione che è salita da lunedì sera oltre quota 1300-1600 arrivando ieri a 2000-2200 m, creando una sorta di seconda inversione nei bassi strati.

Abbiamo voluto aspettare proprio per questo motivo per la nostra consueta analisi del meteo nel nostro territorio perchè a nostro modo di vedere, è stata un’altra pressione davvero strutturata e potente, non incentrata sull’Europa centrale bensì in quella occidentale, ma che ci ha lasciato davvero con tanti punti di domanda per queste cinque fasi, paragonandole alle classiche alte pressioni che ci hanno sempre dato tanta mitezza ma soprattutto poco vento.
Andiamo ai dati perchè è quello che interessa. Al netto dei record decennali che sono stati segnati in alcune località tra basso trentino, fondovalle prealpini ed altopiani prealpini e bellunese a causa della subsidenza, e per venti di foehn e subsidenza nelle valli settentrionali dell’Alto Adige, nelle nostre stazioni non abbiamo segnato dati importanti da record assoluti, nonostante la lunghezza della fase sia la vera anomalia importante (ed ormai, purtroppo, costituisce un vero e proprio trend consolidato e cronico).

Prendendo in considerazione la nostra ammiraglia sulle prealpi, Monte Cesen 1530 m, abbiamo registrato tre picchi, il 24 gennaio +10,8°C, 3 febbraio +12,8 e 5 febbraio 12,6°C, che entrano nel conto invernale delle massime più alte (con dati assoluti dal 2015) all’11° e 15° posto tra i giorni più caldi in inverno negli ultimi 9 anni. Il record appartiene a quell’incredibile 1° gennaio 2022 con ben +16,2°C e togliendo quello spiffero estivo, bisogna andare al 24 febbraio 2020, all’alba di quello che poi sarebbe stato il lockdown per Covid-19 (molti si sono dimenticati della fase calda del febbraio 2020, prima di vedere il metro e mezzo di neve a metà marzo chiusi in casa).
Salendo di quota a 2000 m sulle prealpi (Monte Verena 2020 m) abbiamo registrato 3 picchi, il 29 gennaio +9,1°C, 3 febbraio 12,5°C e 5 febbraio 11,0°C: quest’ultime entrano come 8° giorno più caldo invernale dal 2012 (quando abbiamo i dati assoluti) ed al 20° posto.
Un accenno anche ai +15,4°C del 3 febbraio del Monte Corno 1285 m nel pendio meridionale delle Prealpi. Dobbiamo ancora ricostruire gli ultimi 10 anni di dati meteo, però la temperatura massima mai registrata in periodo invernale è stata +18,3°C nel febbraio 2016, mentre dal 2020 ad oggi, abbiamo superato i 15 gradi almeno per 6 giornate.
Andando verso il Trentino, prendiamo in considerazione Cima Paganella 2125 m. Al 19 dicembre avevamo registrato +10,7°C la 36esima temperatura massima invernale più calda registrata dal 1934, mentre i tre picchi registrati in questa fase sono +9,4°C il 24 gennaio, +8,7°C il 29 gennaio, +8,8°C il 3 febbraio che rispecchiano le tre fasi più miti che si sono susseguite in questi 15 giorni. Il picco più alto mai registrato è +14,3°C registrato il fatidico 31 dicembre 2021 con +14,3°C bissato il 14 febbraio 1998.
Andando in una fascia climatica diversa ovvero in quella dolomitica centrale, al Bec De Roces 2080 m, in comune di Livinallongo (BL), alle pendici del Massiccio del Sella, +8,9 il 29 gennaio, +7,6°C il 3 febbraio e +8,0 il 5 febbraio. Tutte e tre le giornate non entrano nelle 20 giornate più calde invernali degli ultimi 9 anni (dati assoluti dal 2015), visto che la temperatura presa in considerazione è +10. In questo caso la giornata più calda è stata il 19 dicembre 2023 (record assoluto ultimi 9 anni) con +11,9°C.
Nota a margine, in questi 15 giorni, 7 giorni sono stati con temperature completamente positive a quota 2080 m (nei prossimi tempi, vista la ripetizione di tali eventi, faremo uno studio anche per le ondate miti in quota in inverno, visto che anche nel web non leggiamo niente di simile)
Saliamo ancora di quota ed andiamo ai 2640 m della Funivia Rosetta in Primiero Castrozza (TN). Tre i soliti picchi, +4,6°C il 29 gennaio, +2,2°C il 3 febbraio e +2,9°C il 5 febbraio (in cinque giorni sono stati toccati almeno i 70 kmh di raffica). Anche in questo caso non entra nemmeno dentro le 30 giornate più calde invernali dal 2016. Record appartiene al 31 dicembre 2021 con l’incredibile temperatura di +11,5°C. Nota: la temperatura minima più alta registrata è il 30 gennaio, -0,9°C.
Ora vi parliamo delle nostre tre ammiraglie in alta quota, Sass Pordoi 2950 m a Canazei (TN), Cima Tofana 3205 m a Cortina (BL) e Punta Penia 3343 m a Canazei (TN). Le massime registrate soprazero al Sass Pordoi sono state +3,6°C il 29 gennaio e +2,7°c il 30 gennaio. In questo caso la fase soprazero è stata di circa 20 ore. La stazione l’abbiamo installata solo da 3 anni e mezzo, ed entra all’ottavo posto il 29 gennaio come giornata più calda invernale, contro i +6,6°c del 18 dicembre 2023, in quella fase calda che è stata più severa di quest’ultima. A Cima Tofana (installata due anni e mezzo fa) abbiamo toccato i +2,9°C il 30 gennaio e +1,8°C 29 gennaio, accodandosi alle altre temperature sopra i 3°C che sono solo 3. A Punta Penia siamo arrivati a +0,5°C il 30 gennaio, unica giornata soprazero, mentre a dicembre la temperatura era salita a +1,3°C (l’installazione fatta ad ottobre dopo il test della scorsa stagione ma con dati non certificabili).

Ribadiamo, al netto dei record segnalati in alcune località di fondovalle (le nostre installazioni di centraline meteo sono state fatte in luoghi senza possibilità di inversione termiche o fenomeni di subsidenza), questi dati sono più che esemplificativi di quanto successo. Un periodo sì mite ma non da record in alta quota: la lunghezza della fase senza precipitazioni però faranno aumentare e non di poco le medie mensili che saranno tra le prime di sempre. Con questo report vogliamo far capire proprio questo, che il trend verso l’alto delle temperatura è ormai cronico e sistematico, continuando ad alimentare la crisi climatica che stiamo vivendo da ormai diversi decenni, ma che in questi tempi si mostra con la più severa attuazione, ovvero con fase durature di alte pressioni e discontinue piogge.

 

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