FASE NEVOSA IMPORTANTE MA NON RISOLUTIVA PER LE MONTAGNE

Si sta chiudendo in queste ore una lunga fase variabile e a tratti perturbata che ha interessato tutto il nordest italiano. In circa tre settimane di pertubarzioni più o meno forti, che hanno interessato più o meno forti le nostre montagne e le nostre pianure, possiamo dipingere sostanzialmente un quadro piuttosto interessante. Interessante perchè quello che non ha fatto nei due mesi precedenti li ha fatti, solo parzialmente, in queste tre settimane. Vogliamo già chiarire che la situazione precipitativa liquida e solida non è assolutamente risolta, anzi è solo un paliativo. Le immagini che ci stanno arrivando dall’Emilia Orientale fanno spavento: erano forse tre anni che non pioveva in quelle zone con siffatta forza. Parzialmente l’appennino aveva già ricevuto tra marzo e aprile un paio di pertubazioni che già aveva parzialmente sistemato il loro deficit idrico, ma questa intensa pertubazione ha creato ulteriori problemi in un ambiente già fragile per l’aridità precedente.
A livello precipitativo per il Triveneto, siamo ancora lontani, come detto, a definire una parzialmente sistemazione del livello idrico. Però andiamo a focalizzarci sull’ambiente montano perchè è lì che vanno i nostri pensieri: in queste settimane abbiamo ipotizzato (visto che tutti gli impianti sciistici e non sono chiusi) intorno ai 120 cm di cumulata in alta quota oltre i 2700 m che si è assestata intorno ai 70 cm oltre quota 3000 m, tra i 2400 ed i 3000 siamo intorno a 40-60 cm.

Come si evince dalla webcam del Sass Pordoi, la foto scattata oggi rispetto a quella equiparata a fine marzo cioè fine dell’inverno astronomico, la neve è nettamente più presente, non solo sulla terrazza (che non viene spazzata da Pasqua) ma anche sui canali della “piramide” del Piz Boè. Si vede chiaramente l’accumulo nevoso che si è andato a creare durante queste settimane, in un periodo comunque di vento relativamente debole o al massimo moderato, quindi con accumuli eolici presenti ma limitati, rispetto ad altri periodi dell’anno.

Sono stati almeno 10 gli episodi nevosi siginificativi in questo lasso di tempo che hanno permesso un buon compattamento della stessa, anche se nelle prossime ore con l’aumento delle temperature, potrebbero esserci dei nuovi assestamenti che potrebbero portare a distacchi localizzati. Sotto quota 2300 la neve c’è ma sta lentamente lasciando posto ai prati. Anche al Passo Sella,2240 m, che avevamo visto imbiancato per 30-40 cm nelle ultime due settimane, le ultime piogge e soprattutto nebbie hanno più che dimezzato il manto.
A livello di temperature siamo stati spesso nella norma in media-alta quota: è evidente che è mancato un picco di “caldo” che solitamente fa visita ad aprile e quest’anno non c’è stato. I primi 20 gradi sono stati realizzati a Venezia solo tre giorni fa, mentre in pedemontana abbiamo già superato quota 22. Però sono mancati i primi 25 gradi, ma sostanzialmente il periodo che stiamo vivendo è sovrapponibile ad una primavera anni 70-80.
Per quanto riguardate le temperature oltre i 3000 m, ci sono stati alcune massime sopra i zero gradi di alcuni punti ma sostanzialmente in questo periodo post pasquale sono state al 95% sotto lo zero, con pochi picchi sotto i -10°C che comunque ci sono stati. Anche per le nostre Doline, solo un giorno si sono raggiunti -30°C, segno di un tempo prettamente umido e nuvoloso.

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